Di ritorno da Parma abbiamo fatto sosta a Modena in una bella domenica di sole (25.02.24). Lasciata l’auto davanti al Palazzo dei Musei abbiamo percorso le strade vivacissime fino alla piazza coi mercatini di libri vecchi e di altri oggetti (più belli di quelli che affollano di solito le bancarelle romagnole). Fra una messa e l’altra siamo entrati nelle chiese a cominciare dal duomo, del quale conservavo un ricordo nitidissimo, anche se non lo vedevo ormai da quindici anni. E’ stata una sorpresa la chiesa di San Pietro, rinascimentale come le statue in terracotta di Antonio Begarelli, autentico filo conduttore di questa città (ancor più del romanico Wiligelmo), annodato nella bella deposizione dell’altra chiesa di Sant’Agostino. Dopo l’ultima messa in duomo avrei mangiato volentieri tortellini in brodo, ma non mi è dispiaciuta l’ottima tartarre dell’Officina della Senape, in piazza Matteotti, che nonostante il nome offre una ragguardevole sostanze. Le trattorie si trovavano nei pressi del palazzo ducale, ma le abbiamo scoperte dopo pranzo, prima di dirigerci alla galleria estense. La visita alla pinacoteca ha occupato le prime ore del pomeriggio e se le è meritate tutte: un esempio illustre di antico collezionismo con un bel nucleo di opere cinque-seicentesche che fanno la storia dell’arte. Chissà com’era prima della vendita dei cento quadri all’elettore di Sassonia, finiti nella galleria di Dresda dopo il 1746. Strano che nessuna didascalia ne faccia menzione … Ho percorso velocemente anche le stanze del museo civico, dove le vetrine sono ancora quelle antiche e le raccolte archeologiche sono esposte proprio come piace a me… dovrò tornarci con più energia. Verso le cinque del pomeriggio abbiamo ripreso la via di casa, passando però da Nonantola dove abbiamo trovato aperta la porta dell’abbazia, spoglia all’interno, mentre fuori c’era la confusione di un carnevale ritardato a causa del maltempo di due settimane fa.