Per uscire da torpore festivo ho trascorso la giornata di venerdì (27.12.19) ad Assisi con Branzaglia e Riva. In tarda mattinata, dopo aver lasciato l’auto in sosta nel parcheggio coperto nei pressi di Santa Chiara abbiamo raggiunto a piedi le basiliche francescane, passando dalle chiese medievali di Santa Maria Maggiore e di San Pietro, di cui abbiamo visitato anche gli interni. Abbiamo dedicato le ore centrali della giornata al complesso Francescano, quando la luce naturale consentiva una lettura agevole delle pareti dipinte. Col binocolo abbiamo osservato anche le vetrate policrome duecentesche, straordinario antefatto della pittura parietale, di solito trascurato in mezzo a tanta arte sovrastante. Abbiamo trovato il tempo per apprezzare gli stalli del coro dell’ultimo decennio del Quattrocento, che esibiscono i volti intarsiati dei francescani illustri. La folla di turisti ben indirizzata dallo sguardo attento dei frati non rompeva la sacralità del luogo d’arte e di culto. Osservando le pareti della navata, abbiamo provato a collocare la vicenda giottesca all’interno dello sviluppo della scuola romana di Pietro Cavallini della fine del Duecento. La grandezza di Giotto si relaziona con quella dell’ordine francescano delle origini e si distingue non tanto per il rilancio di forme classiche (che Giotto eredita dalla scuola romana) ma per l’uso di una discorsività agile, a tratti schematica, che si allontana dalla tradizione miniaturistica gotica ed affronta le pareti da dipingere con la disinvoltura dei pittori di murales. Giotto è (solo) la chiave di volta di un arco di vicende pittoriche che comincia prima (con Cimabue e con gli altri della scuola romana) ed ha un seguito dopo, con un numero di epigoni spesso indistinguibili dal maestro, nelle volte e nelle pareti dipinte della basilica inferiore. E’ l’ordine francescano il detonatore di questa discorsività pittorica trecentesca, che si raffina nei modi aggraziati dei pittore senesi Pietro Lorenzetti e Simone Martini. Ci tratteniamo nella basilica inferiore fin verso le tre, concludendo la visita nella cappella di santa Caterina D’Alessadria, progettata come mausoleo per il Cardinale Albornoz, qui sepolto nel 1367 e poi trasportato a Toledo. Prima di scendere nella basilica inferiore ci attardiamo senza fretta anche nel museo del Tesoro, che i Francescani offrono gratuitamente al pubblico, in cambio di un’offerta libera. Stupisce la ricchezza straordinaria di calici e reliquiari antichi, appartenenti all’ordine religioso del santo di Assisi, che più di altri ha fatto voto di povertà. Incerti se pranzare o no, ormai alle tre e mezzo ci fermiamo in un bar ristorante che mette a tavola anche di pomeriggio con un piatto turistico a dieci euro, poi ci dirigiamo verso la piazza dov’è il tempio della Minerva e scendiamo nei sotterranei archeologici gestiti da Coopculture.
Il percorso sotterraneo, accessibile fino alle ore 17 al prezzo di 5 euro, offre una visione chiara delle preesistenze del foro romano e del grande muro che sosteneva il terrazzo del tempio. L’Assisi romana del primo secolo avanti Cristo era costruita su una serie di terrazzi che risalivano il colle, come un grande tempio ellenistico. Ancora oggi all’estremità occidentale del centro storico le monumentali sostruzioni medievali delle basiliche francescane sembrano ricordare (inconsapevolmente?) questa eredità ellenistica. Tornati allo scoperto, ci dirigiamo verso il tempio della Minerva, l’edificio romano meglio conservato nell’Italia Centrale (Roma a parte) e poi saliamo verso la cattedrale di San Rufino, splendidamente romanica all’esterno, ma rifatta dall’Alessi in forme manieriste all’interno, affollata di gruppi parrocchiali in ritiro spirituale post-natalizio, ormai al crepuscolo. E’ tardi e non c’è tempo per scendere nella cripta, ma diamo un’occhiata al vano della cisterna romana, alla base del campanile, dov’è allestito il presepe. Tornati all’esterno, prolunghiamo la passeggiata fino alle case dell’anfiteatro romano, poi scendiamo a Santa Chiara, dove altri gruppi parrocchiali prolungano l’apertura della chiesa fin oltre l’orario di chiusura delle 18. Dopo una sosta veloce in uno dei tanti bar turistici davanti alla basilica, torniamo al parcheggio e ripartiamo verso casa.