Domenica mattina (16.1.22) ho raggiunto in treno Bologna, dove avevo appuntamento con il gruppo dei “resistenti itineranti” in formazione ridotta, guidati da Tommaso Casini in visita al museo della memoria di Ustica, nel luogo dell’antica rimessa delle tranvie del quartiere Bolognina. Me l’aspettavo più didascalica l’installazione dei resti del DC9 precipitato nel mar Tirreno il 27 giugno 1980. Dopotutto le immagini che girano in rete sono perlopiù ancora quelle della ricostruzione per scopi giudiziari nell’hangar di Pratica di Mare. Ma il trasferimento nella nuova sede bolognese ha ridefinito il significato del velivolo Itavia qui ricomposto con la pietas degli antichi in un nuovo spazio sacrale, in una dimensione emotiva che toglie il fiato. Sembra di percepire lo sforzo arcano di chi ha strappato dal fondo del mare i frammenti dell’aereo per salvarli dall’oblio e sottrarre almeno il ricordo dalla condanna a morte che ha colpito gli ottantuno passeggeri imbarcati sul fatidico volo Bologna Palermo. Non saprei fare confronti, ma credo che Boltanski, regista dell’allestimento, abbia dato un’egregia prova di sé nel ridefinire la cornice dell’ “area sacra” con pochi tratti minimalisti: le ottantuno lampade appese “che pulsano” al ritmo di un respiro umano e gli ottantuno specchi neri alle pareti “che bisbigliano” pensieri sospesi. Ci siamo trattenuti all’interno della struttura per più di un’ora commentando animatamente l’installazione con Tommaso, la neo-dottorata Eirene e lo storico dell’aeronautica Gregory Alegi, che ha recentemente dato alle stampe una corposa monografia sulle cause di questo disastro aereo.

All’uscita dal memoriale, sotto un bel sole che non ci saremmo aspettati in questo freddo mese gennaio, ci siamo poi diretti in taxi in via Ugo Bassi, per pranzare insieme a Daniele Gasparinetti, che avevo incontrato con Tommaso un paio di decenni fa agli eventi del “link”. Abbiamo tutti insieme preso parte ad una tavola scoppiettante di idee vecchie e nuove, mangiando lasagne e salumi nella trattoria “da Mario” in fondo a via San Felice fino alle tre e mezzo.