Dei libri che sto leggendo ho perso quasi il conto. Avrei bisogno di due-tre giorni di completo isolamento per concluderne almeno qualcuno ed assottigliare la pila sul comodino. Con rammarico mi sono accorto che le nuove abitudini sorte a seguito della pandemia mi hanno sottratto il quarto d’ora del mattino che dedicavo alla lettura dei best seller scientifici in lingua inglese. Me ne sono ricordato domenica mattina, quando ho ripreso in mano l’ultimo della serie, I contain Moltitudes di Ed Yong, lasciato in sospeso l’anno scorso, del quale mi manca ormai solo una manciata di pagine dell’ultimo capitolo. Gli impegni di ricerca storica del Novecento hanno assorbito buona parte del mio tempo da un anno a questa parte, ma non vorrei perdere il gusto delle letture scientifiche che allargano lo sguardo e mettono in contatto coi maestri di una nuova generazione di narratori, che spesso sono belle scoperte. Ho comunque pronta una lista di libri in lingua inglese da acquistare su Amazon.com i quali attendono ormai da un paio di mesi il clic definitivo. Vedremo se troverò il coraggio di farlo, questo clic, prima della fine di marzo.

Fra i “libri in corso” in questo marzo 2021 c’è ancora l’interessante storia della matematica di Umberto Bottazzini (Il flauto di Hilbert) che tuttavia non si è mosso da dove l’avevo lasciato l’ultima volta che ne ho parlato. In compenso ho aggredito con un certo entusiasmo l’Apologia della Storia di Marc Bloch, che nella sua incompiutezza ricorda certe sculture di Michelangelo, capaci di alludere alla totalità della natura umana meglio di una forma compiuta. Mi sono poi letteralmente immerso nel grande romanzo di Ivo Andric (Il ponte sulla Drina) che conduce attraverso la storia dei Balcani dal punto di vista solo apparentemente marginale di una piccola comunità di confine. Sono arrivato ormai alle soglie della prima guerra mondiale e la galleria di personaggi di Andric, così vivi che sembra d’averli conosciuti, ha preso a muoversi col ritmo frenetico del Novecento. La curiosità per Curzio Malaparte m’ha fatto leggere la sua Tecnica del colpo di stato che accompagna, anzi ipnotizza il lettore con le regole perfette del colpo di stato da Catilina a Trotski: interessante non tanto per la storia che racconta, ma per come la reinventa in un libro che vorrebbe essere un manuale ma che in realtà è un gioco narrativo. Di Malaparte mi sono fatto prestare la splendida biografia scritta da Giordano Bruno Guerri (L’arcitaliano), della quale ho sfogliato qualche pagina e che vorrei trovare il tempo di leggere quanto prima. Come lettura per conciliare il sonno tengo sul comodino L’arte del viaggio di Cesare de Seta: titolo pretenzioso per una raccolta di racconti di viaggio, genere di moda, che però qui è sorretto dal piglio di un buon intellettuale il quale si diverte a tessere elzeviri (e non risparmia critiche alla brutta architettura contemporanea). Ho messo da parte l’Italia di Dante di Giulio Ferroni, bello sì, ma troppo lungo e inevitabilmente ripetitivo dopo quattrocento pagine con lo stesso ritmo.