Abbiamo finalmente superato la rete, riconquistando il viottolo che si allontana dietro casa fra i campi gialli di colza e gli odori di una campagna reclusa che addolora dover vedere di là dal recinto, nello spazio sezionato dall’urbanistica pseudo razionale del nuovo millennio. Tornando dopo mezz’ora a spasso nei campi, ho ritrovato finalmente un luogo fra le pareti domestiche, un luogo e non uno spazio, per la prima volta dopo quattro anni che vivo qui.

E’ meglio trascorrere il tempo senza pensare alla vita di prima, agli appuntamenti culturali e ai giri turistici. Le letture occupano le mie giornate da mattina a sera e torno a considerare quanto impegno richiede lo studio, per chi lo fa con obiettivi tangibili come ai tempi dell’università. Non credo che potremo ricominciare in fretta la vita precedente senza attraversare un periodo turbolento, per cui è opportuno riaprire i libri, ritrovare il filo dei discorsi abbandonati e rimettere in circolo l’esistenza nella parola scritta, ben oltre le logiche dell’intrattenimento di cui siamo ostaggio.

Ieri (3.4.20) ho terminato il bel libricino di Giovanni Boniolo pubblicato da Meltemi nel 2018 dal titolo Istruzioni per sopravvivere all’ignoranza: un pamphlet che offre al (grande) pubblico (colto) gli argomenti coltivati dal filosofo Boniolo in anni di ricerca internazionale sulla democrazia deliberativa, a partire dal pensiero greco e da ovvie riflessioni sul parlare a vanvera dei talk show da cui è necessario difendersi. Mi sono sempre sentito affine al pensiero di Boniolo, fin da quando lo frequentavo negli anni dell’università, ma mi rendo conto che non posso competere con il suo impeto gnoseologico, dovendo fare i conti col mio carattere decisamente meno militante.

Ieri ho anche finito di leggere il libro di Roberto Maiocchi (Gli scienziati del duce) che fornisce indirettamente una bella radiografia delle attività industriali degli anni Trenta in Italia. E’ un’opera di non facile lettura, ma così ben documentata che vale la pena affrontarla, saltellando dalle pagine del testo a quelle delle note che recano tracce di articoli dimenticati e di altri documenti inediti sepolti negli archivi del CNR. Dovrò rileggerne qualche parte per fissare nella memoria quello che mi interessa di più: alcool carburante e derivati della cellulosa. Non ho capito la scelta dell’autore di ripetere i medesimi argomenti nei due capitoli centrali: “L’autarchia di guerra” e “L’autarchia in azione”, distinti in base ad un criterio cronologico non sempre esplicito. Questo libro è un ottimo saggio accademico che insegue moltissime ramificazioni, non sempre tenute insieme tuttavia da sintesi adeguate al livello dell’analisi.

Oggi (4.4.20) a Forlimpopoli avrei dovuto prender parte al convegno dedicato all’industria in Romagna fra Otto e Novecento, organizzato dalla Fondazione Rosetti, con una mia relazione sull’alcool carburante e il sorgo zuccherino: rimandata a data da destinarsi, colgo l’occasione per allargare il quadro di riferimento senza limiti di tempo.